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Pubblicato inSalute

Molto meglio un medico vero a distanza dell’algoritmo di Google

La pratica – sempre più diffusa – dell’autodiagnosi online non è solo spesso sbagliata, ma può essere anche dannosa. Molto meglio parlare con un medico, magari via chat

Sappiamo che le persone cercano spesso informazioni di salute navigando in internet, la tendenza si è consolidata in quest’ultimo decennio, parallelamente al crescere della familiarità con l’uso della rete.

Ben prima dell’emergenza Coronavirus quindi, era chiaro il bisogno di sapere e capire di più, confermato puntualmente dalle indagini IQVIA Italia (leader globale nel campo dell’analisi dei dati in ambito medico): l’ultima in ordine cronologico, condotta nel 2019 intervistando 1000 adulti, ha evidenziato che il 67% degli italiani si rivolge a internet per cercare informazioni sulla salute. Però, con l’infinità di nozioni che si trovano online, non tutte chiare, non tutte attendibili, è facile cadere nella rete e non sapere come uscirne. Infatti, dopo il browsing, la grande maggioranza delle persone (il 60% dell’indagine IQVIA) si rivolge al medico di famiglia per avere chiarimenti e indicazioni.

Per fortuna, perché interpretare da soli certi argomenti non è pensabile, serve una laurea in medicina (almeno una) e molta esperienza: ingredienti che al momento nessun algoritmo è riuscito a simulare.

In questa fase di emergenza, con ambulatori pubblici chiusi, medici di famiglia completamente assorbiti dalle richieste legate al Covid-19, forti limitazioni negli spostamenti le persone continuano ad avere bisogni di salute non legati al virus. E internet diventa ancora di più una fonte di informazioni – mancandone altre. Parole come “dermatite” o “prurito” hanno infatti avuto un aumento considerevole di ricerche nell’ultimo periodo, mentre termini come “irritazione mani” o “mani secche” hanno quadruplicato i loro volumi di ricerca tra marzo e aprile 2020.

Leggi anche: “Dottor Google: sempre più ricerche, sempre più ansia!

I rischi del fai da te

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Dottor Google sempre più richiesto, quindi. Però la pratica dell’autodiagnosi online non è solo spesso sbagliata ma può essere anche dannosa. Sono almeno due i rischi concreti:

Convincersi di avere una certa malattia che non si ha

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I motori di ricerca spesso forniscono informazioni irrilevanti, che possono portare ad una diagnosi sbagliata, ad un auto-trattamento sbagliato, perché hanno meccanismi di ragionamento basati sulla popolarità di certi argomenti piuttosto che sulla rilevanza dei loro contenuti (lo spiegava bene uno studio già nel 2015). Tra l’altro nelle ricerca di una risposta ai propri dubbi l’utente non si arrende e, piuttosto che restare nell’incertezza, preferisce scegliere di credere ad argomenti fantasiosi e rimedi miracolosi. È anche così che si alimentano le molte bufale del web.

Diventare ipocondriaco del web e sprofondare nel girone dei sintomi

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Lo hanno definito cybercondria – dalla fusione di cyber e ipocondria – ed è lo stato di preoccupazione costante generato dalla spasmodica ricerca di informazioni mediche.

Spiega Stefano Porcelli, psichiatra del Centro Medico Santagostino: «Cercare informazioni su internet non significa automaticamente approfondire la conoscenza di un argomento. Infatti, chi legge nozioni specifiche, da vari siti più o meno affidabili, rischia di avere accesso ad innumerevoli informazioni (ad esempio riguardo patologie, sintomi, indagini delle quali l’utente ignorava l’esistenza), difficili da interpretare, comprendere e contestualizzare. Questo sovraccarico di informazioni può generare nuove preoccupazioni e dubbi, invece che risolverli e tranquillizzare l’utente. Questi dubbi e queste preoccupazioni possono determinare nel tempo la comparsa di pensieri ricorrenti e ripetitivi, capaci di causare una sofferenza psichica che pregiudica il benessere dell’utente in modo concreto e reale». 

Dal sintomo alla soluzione chattando con il professionista

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Spesso è il disorientamento la sensazione prevalente di chi ha bisogno di un medico. I motivi possono essere svariati e, generalmente insorgono all’improvviso, nel momento e luogo meno opportuni. Andare al pronto soccorso o rivolgersi al medico di famiglia? Quale accertamento sarebbe meglio fare? Ho eseguito una indagine diagnostica e non capisco il referto: sono buone notizie o devo preoccuparmi? A quale specialista dovrei rivolgermi? C’è un farmaco da banco che possa alleviare il disturbo? Tutte domande alle quali un rapido e tempestivo scambio di frasi con un medico può dare una risposta certa, in maniera più efficace e affidabile di una ricerca su internet. 

Ed è proprio per venire incontro a queste esigenze che il Santagostino ha pensato il nuovo servizio Medico in Chat che offre la possibilità di contattare privatamente un medico di medicina generale.

Di cosa si tratta

I professionisti di Medico in Chat sono medici di medicina generale, non specialisti o specialisti. Lo scopo di ciascuna conversazione è dare al paziente un parere medico sul suo problema, rispondere alle sue domande, oppure rimandarlo a una visita specialistica (di persona o videoconsulto) o a un esame specifico. La consulenza è immediata, non occorre prenotare, si pagano 9 euro a conversazione, ma solo se il professionista ritiene che sia andata a buon fine. 

Per un dubbio improvviso, un chiarimento diagnostico, un aggiustamento terapeutico, un consiglio di automedicazione, su una terapia: sono tanti i motivi per cui, nel corso di una qualsiasi delle nostre giornate ci può apparire impellente comunicare con un medico. Oggi si può, via chat, in tempo reale e in totale privacy. Basta un dispositivo connesso in rete per avere un dialogo one to one con un medico di medicina generale che è a disposizione per fornire una consulenza medica competente.