- Perché il neonato non vuole mangiare?
- Cosa fare se il neonato non vuole mangiare?
- Come stimolare l’appetito di un neonato?
- Come si calcolano le 3 ore tra una poppata e l’altra?
Fare mangiare un neonato irrequieto, che sembra rifiutare il seno o il biberon, può essere molto stressante.
Si teme che il bambino non si alimenti a sufficienza e si prova una sgradevole sensazione di inadeguatezza. Come bisogna comportarsi in questi casi? Capire le cause dell’agitazione del piccolo e avere a disposizione delle strategie di intervento efficaci può fare la differenza.
Scopriamo con l’aiuto della dott.ssa Francesca Mulas, ostetrica del Santagostino, alcune tecniche per tranquillizzare i neonati e rendere il momento della poppata o del biberon più piacevole e rilassante.
Perché il neonato non vuole mangiare?
↑ topIl primo passo per superare le resistenze del bambino all’allattamento al seno o con formula artificiale è cercare di comprendere le ragioni del suo rifiuto. Il neonato, per esempio, potrebbe non avere fame in quel momento oppure potrebbe essere distratto o poco interessato.
Imparare a conoscere i ritmi e i segnali del bambino è senz’altro d’aiuto. Quando apre la bocca, mette le mani in bocca, si lamenta o piange manifesta in genere di avere fame, quando al contrario lascia il seno o il biberon, gira la testa dall’altra parte o tende a addormentarsi segnala di essere sazio.
Ma vediamo più in dettaglio quali possono essere le ragioni che portano il neonato a rifiutare il seno o il biberon.
Motivi di inappetenza nel neonato
↑ topL’inappetenza del bambino può essere legata a diversi fattori:
- problemi orali: un neonato può mostrarsi reticente a mangiare se prova dolore durante la suzione e la deglutizione a causa di afte, gengive infiammate, mal di gola o per via del fastidio scatenato dalla dentizione
- congestione nasale: un raffreddore può complicare l’allattamento, sia al seno che al biberon. In questi casi, può essere utile ricorrere ai lavaggi nasali per liberare le vie aeree
- problemi legati all’allattamento: un attacco non corretto al seno o l’uso non adeguato del biberon può impedire al neonato di nutrirsi efficacemente e metterlo in agitazione. La soluzione spesso è semplicemente quella di trovare una posizione più adeguata per l’allattamento
- transizione dal seno al biberon: il passaggio dal latte materno a quello in formula può creare difficoltà al neonato, inducendolo a rifiutare il biberon. In questi momenti è cruciale procedere con gradualità, usando tettarelle adatte all’età del piccolo
- introduzione del ciuccio: quando inizia a utilizzare il ciuccio, il neonato può confondere questo tipo di suzione con quella che gli consente di alimentarsi e mostrarsi più inappetente
- cambiamenti nella routine: avere abitudini costanti è rassicurante per un neonato. Qualsiasi alterazione dei ritmi consueti, come il ritorno al lavoro della mamma, un periodo di separazione o l’inizio del nido, può far calare temporaneamente il suo appetito mentre si adatta alle nuove circostanze
- ambiente poco idoneo, che disturba il bambino: un aspetto da non sottovalutare è dove far mangiare il neonato. Ambienti rumorosi o pieni di stimoli possono infastidire o turbare il piccolo e distoglierlo dall’intento di nutrirsi
- reazioni post vaccinazione: è comune che, dopo essersi sottoposti a un vaccino, i neonati sperimentino febbre o una maggiore irrequietezza e siano perciò inappetenti per un paio di giorni.
Impedimenti all’allattamento al seno legati alla mamma
↑ topNel caso di allattamento al seno, le ragioni che possono provocare nel neonato un’avversione alla poppata possono avere a che fare con le condizioni di salute o abitudini della mamma:
- modifiche nei prodotti di igiene personale: l’utilizzo di nuovi saponi, profumi o detersivi può modificare l’odore della pelle e del seno, influenzando la reazione del bambino all’allattamento
- assunzione di farmaci o integratori: anche medicinali e integratori possono alterare il sapore del latte
- applicazione di prodotti sul seno: l’uso di creme, unguenti o detergenti sul capezzolo può causare disagio al bambino
- cambiamenti nella routine di allattamento: se il neonato ha iniziato a dormire tutta la notte e la mamma ha interrotto dunque le poppate notturne, il seno può riempirsi eccessivamente, impedendo l’attacco del bambino. In questi casi è utile spremere manualmente del latte per ammorbidire l’areola del capezzolo, facilitando così l’attacco. Anche durante la montata lattea, subito dopo la nascita, il seno può essere molto teso e il neonato può avere difficoltà nell’attacco.
- variazioni ormonali: il ritorno del ciclo mestruale o una nuova gravidanza possono avere effetti sulla produzione e sul sapore del latte, causando inappetenza nel bambino.
- assunzione di cibi piccanti o molto speziati: il gusto del latte è influenzato da ciò che la mamma mangia, in particolare i cibi speziati e piccanti lasciano un particolare sapore. Se specifici alimenti vengono consumati saltuariamente e il bambino non è abituato al loro sapore, potrebbe riconoscere il latte come diverso.
Cosa fare se il neonato non vuole mangiare?
↑ topAvere a che fare con un neonato che non vuole mangiare può destare preoccupazione, ma è bene tenere a mente che questo atteggiamento è piuttosto comune, generalmente transitorio, e non sempre indice di disturbi gravi. Innanzitutto, è essenziale mantenere la calma e perseverare. I bambini percepiscono e rispecchiano infatti lo stress dei genitori, quindi il primo accorgimento per risolvere il problema deve essere quello di non allarmarsi o spazientirsi.
Può essere determinante stabilire dei momenti di vicinanza che prescindano dall’allattamento, concentrarsi sul piacere del contatto invece che sull’immediata necessità di nutrire. Favorendo un’atmosfera rilassata e senza pressioni, sarà più facile evitare atteggiamenti controproducenti.
Se si allatta al seno e si nota una resistenza particolare nel bambino, è fondamentale chiedere aiuto ad un professionista che si occupa di allattamento. Solo in casi selezionati si può valutare la necessità di prendersi una breve pausa dai tentativi di allattamento, continuando però ad estrarre il latte e a offrirlo con altri metodi.
Come stimolare l’appetito di un neonato?
↑ topSia che si allatti al seno sia che si dia il latte artificiale, ecco alcuni suggerimenti pratici per stimolare l’appetito in un neonato:
- proporre il seno o il biberon quando il bambino non è particolarmente affamato e quando l’ambiente è calmo e tranquillo
- allattare o dare il biberon in momenti di semioscurità e quiete, magari mentre il bambino è ancora assonnato, specie durante le ore notturne
- spremere il seno e lasciare cadere qualche goccia di latte sul capezzolo per incoraggiare il bambino a succhiare, se si avvicina al seno ma si mostra esitante
- provare diverse posizioni di allattamento o cambiare l’ambiente in cui si è soliti dare da mangiare al piccolo per suscitare nuovo interesse
- trascorrere dei momenti con il piccolo favorendo il contatto pelle a pelle, in una posizione confortevole: spesso, la vicinanza fisica è sufficiente a motivare il bambino a cercare spontaneamente il seno o il biberon.
- utilizzare delle collane dell’allattamento per stimolare l’interesse del bambino e stimolarlo nel rimanere al seno, quando, crescendo, soprattutto intorno ai 3 mesi, inizia ad essere attratto da ciò che ha intorno.
Come si calcolano le 3 ore tra una poppata e l’altra?
↑ topUn altro aspetto su cui ci si interroga quando si parla del modo corretto di nutrire un neonato è la frequenza dell’allattamento.
A questo proposito, è importante distinguere tra l’uso del latte formula e di quello materno. Nel caso dell’allattamento con formula artificiale, si è soliti calcolare un intervallo di circa tre ore tra un pasto e l’altro. Queste tre ore vanno calcolate a partire dall’inizio di ogni singola poppata.
D’altra parte, quando si allatta al seno, il concetto di orario fisso tra le poppate è obsoleto. L’approccio moderno incoraggia l’allattamento a richiesta o libero. Ciò significa che il neonato dovrebbe essere allattato ogni volta che mostra segnali di fame, indipendentemente dalla presenza di un orario prestabilito. Questo metodo rispetta il “ritmo” naturale del bambino e sostiene una regolazione ottimale della produzione di latte sulla base delle sue esigenze reali.