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Pubblicato inSalute

La depressione post partum

In una neomamma il parto può determinare un insieme di emozioni intense e contrastanti che possono andare dalla gioia agli attacchi di rabbia e ansia, sfociando in alcuni casi anche in una depressione post partum.

Promuovere la salute, prevenire, riconoscere e legittimare. Parlare di depressione post partum è necessario: «fino al 50% dei casi è sconosciuto, perché sottovalutato e trascurato sia dai clinici che dai pazienti stessi», spiega la dott.ssa Giulia Virginia Mazzarini, psicologa psicoterapeuta responsabile del servizio di psicologia pre e post-natale del Santagostino. 

«Affrontare l’argomento significa innanzitutto fare prevenzione: la maternità è un momento di cambiamento e adattamento, che prevede nuovi ruoli, una nuova organizzazione, l’insorgere di momenti di fatica. I nostri meccanismi di difesa, come nel caso di altri grandi cambiamenti nella vita, vengono sopraffatti. Accettare che questo tipo di problematiche esiste è il primo passo da compiere per prendersi cura della propria salute».

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Depressione post partum, che cos’è

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«Si tratta di un termine generico che si usa nella nostra società per descrivere ogni tipo di disturbo o difficoltà psicologica che si manifesta nei giorni immediatamente successivi al parto», afferma la specialista. Circa la metà dei casi viene trascurata principalmente per due cause:

  • Una diagnosi errata a causa di una non adeguata informazione sulla sintomatologia
  • La riluttanza da parte delle donne, nel post partum, a chiedere aiuto

La depressione post partum va distinta dal baby blues (o maternity blues). «Il baby blues è un contraccolpo ormonale fisiologico e transitorio che interessa la quasi totalità delle donne che partoriscono (dal 30 fino all’85%). Possono essere sperimentati sintomi simili a quelli della depressione come deflessione dell’umore, ansia, irritabilità. Ma scompaiono, in maniera spontanea, con la remissione completa entro due settimane. Non serve alcun trattamento, sono però utili il sostegno e la comprensione da parte della famiglia e della propria rete di supporto».

Quando invece si osserva un mantenimento o un aggravarsi dei segnali, è possibile che questi siano legati a depressione.

Sintomi depressione post partum, a cosa fare attenzione

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«Circa il 49% delle donne manifesta sintomi anche durante la gravidanza», precisa la psicoterapeuta. «Nel 20% dei casi i sintomi si manifestano nei primi 2-3 mesi di vita del neonato: l’insorgenza nella neomamma si verifica infatti 4-6 settimane dopo la nascita del proprio bambino».

L’aspetto della prevenzione è fondamentale perché la depressione post partum, che è successiva al parto, è strettamente legata alla vulnerabilità pregressa della donna. «Il parto, e prima la gravidanza, sono momenti particolarmente fertili durante i quali si riattivano i nuclei di vulnerabilità. Pertanto è importantissimo lavorare su questi aspetti già durante i mesi di gestazione».

I sintomi della depressione post partum, secondo quanto stabilisce il DSM 5 (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), sono assimilabili a quelli della depressione in senso lato:

  • Disturbi del sonno, dell’appetito, della sfera sessuale
  • Umore depresso e crisi di pianto senza un motivo vero e proprio
  • Agitazione
  • Pensieri di autosvalutazione
  • Pensieri di morte (più rari)
  • Importante compromissione delle sfere privata e sociale

La Depressione post partum tardiva

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La depressione post partum (dpp) può anche essere tardiva. «La sintomatologia può essere successiva al parto e apparire da 3-4 settimane dopo lo stesso, fino a un anno dalla nascita del bambino e in alcuni casi può manifestarsi fino a 4 anni dopo il parto», avverte la dott.ssa Mazzarini.

Quanto tempo dura la depressione post partum?

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«Un’importante differenza con la normale depressione è individuata nella durata. La depressione post partum dura di più: se la depressione in senso lato può essere ciclica o della durata di 6 mesi, la dpp può protrarsi dal mese di vita del neonato fino all’anno. Può anche persistere per anni, essendo meno impattante ma più lunga nel tempo».

Come capire se si soffre di depressione post parto?

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Fare attenzione ai segnali che corrispondono ai sintomi di una depressione, essere consce che esistono in ogni donna fattori di vulnerabilità. Sapere che è possibile chiedere aiuto durante la gravidanza stessa, prevenendo una forma di disagio che può divenire importante. Sono tutti aspetti da tenere in considerazione quando si intraprende una gravidanza. «Per aiutare le donne in questo percorso esistono strutture e servizi specifici», rassicura la specialista.

«Promuovere la salute in questi casi vuol dire legittimare la stanchezza e la fatica della donna gravida e della neomamma, e anche i pensieri negativi che possono accompagnare una madre. Le mamme che non chiedono aiuto subiscono il modello culturale di una genitorialità idealizzata, costruito sull’idea che la “madre perfetta” sia quella che non prova fatica. La maternità, come detto, è un grande cambiamento e come tale deve essere vissuto soggettivamente, può fare stare meglio oppure peggio. Ma quel che è importante è che la donna riconosca la causa del proprio eventuale malessere, che non deve essere individuata nel bambino ma nella propria vulnerabilità»

Quali possono essere le cause della depressione post partum?

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«Non è identificabile un singolo fattore di rischio ma un insieme di fattori di ordine biologico, ostetrico, psicosociale, ginecologico e psicologico», precisa la psicoterapeuta. «Fattori di rischio sono quelle condizioni caratteristiche che aumentano la probabilità che un soggetto sviluppi fatica o disagio. Identificarli è indispensabile nella prevenzione».

Tra le cause della dpp:

  • Il funzionamento individuale
  • La rete sociale
  • La solitudine materna (mancanza di supporto del partner)
  • L’influenza del contesto socio culturale

A fronte dei fattori di rischio esistono i fattori di protezione, condizioni capaci di ridurre la vulnerabilità della donna, che agiscono favorendo un buon adattamento. Si tratta di aspetti che vanno rilevati attraverso la psicoterapia:

  • Il supporto sociale
  • La relazione stabile con il partner
  • La presenza di supporti: strumentale (aiuti concreti pratici), emotivo (figure come parenti e amici) ed eventualmente psicoterapeutico

Come aiutare una donna in depressione post parto? Trattamento psicoterapeutico della dpp

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«La cura della depressione post partum avviene attraverso il trattamento psicoterapeutico. Il disagio colpisce l’interazione mamma-bambino e può avere effetti negativi sia sul legame tra la madre e il neonato sia sulla relazione con il partner. Fondamentale il supporto di altre figure a sostegno della genitorialità. Nella maggior parte dei casi, a intercettare il problema sono le ostetriche nelle visite di controllo effettuate durante la gravidanza».

Il rischio di depressione coinvolge anche gli uomini, nel 10% dei casi dei partner di una donna che soffre di depressione post partum. «Più difficile da intercettare, la depressione maschile ha in questo caso una sintomatologia più mascherata».

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Esiste un test per valutare la depressione post partum?

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«Non c’è uno strumento sicuro di diagnosi, perché questa dipende dal pregresso individuale e di coppia. Attraverso strumenti di screening è possibile però valutare i fattori di rischio, durante la psicoterapia, così da individuare l’eventuale disagio da indagare insieme. Questo tipo di test, nella forma di intervista da compilare su libera scelta, viene somministrato alle donne che frequentano i corsi pre parto del Santagostino».

Per saperne di più: un consiglio di lettura

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Tra i libri che possono aiutare chi soffre di dpp e in generale accompagnare nell’esperienza della gravidanza e della maternità, la dott.ssa Mazzarini consiglia “Nascere. Le parole per dirlo” (Franco Angeli Editore)”. «Uno strumento utile per conoscere il significato di genitorialità e maternità, e tutta la bellezza e la complessità che appartengono a questa sfera. In particolare consiglio la lettura dell’articolo sulla depressione post partum a firma della dottoressa Giuliana Mieli, psicologa perinatale».

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Il servizio di psicologia pre e post natale del Santagostino

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Con lo scopo di affrontare le difficoltà della fase pre e post nascita, al Santagostino è disponibile un servizio di psicologia dedicato. È rivolto a donne e/o coppie con disagio psicologico e/o relazionale legato alla fase pre e post natale a partire dalla gravidanza fino ai 2 anni (compresi) di età del bambino.