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Pubblicato inSalute

Smog e polmoni: fa davvero male?

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Allarme inquinamento in molte città italiane. Che significa allarme per le funzionalità respiratorie dei più piccoli, visto che numerosi studi scientifici sanciscono il legame tra patologie e qualità dell’aria. Cambiare si può…

Prima di addentrarci nell’argomento, conviene immediatamente sgomberare il campo da ogni dubbio: sì, lo smog fa male ai polmoni. La ricerca, ad oggi, suggerisce che l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico ha conseguenze negative e può contribuire allo sviluppo di alcune condizioni polmonari. Ci sono buone prove che l’inquinamento dell’aria esterna contribuisca al tumore ai polmoni ed è possibile che l’esposizione a lungo termine all’inquinamento atmosferico sia collegata allo sviluppo dell’asma

La scienza mostra anche che se i bambini sono esposti all’inquinamento atmosferico per un lungo periodo di tempo, ciò può influenzare lo sviluppo dei loro polmoni. Ci sono anche nuove prove che i bambini che crescono in aree altamente inquinate hanno maggiori probabilità di sviluppare l’asma. Ma facciamo un passo indietro e vediamo più nel dettaglio quello che si sa del rapporto tra smog, polmoni e patologie a carico dell’apparato respiratorio.

Che effetti ha lo smog sull’uomo e sull’ambiente?

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Sono molti gli studi che documentano la relazione tra l’aumentata prevalenza di alcune malattie respiratorie e la qualità dell’aria e ogni incremento nei livelli di inquinanti e di smog non fa che confermarlo. Bronchite cronica e difficoltà respiratoria sono solo alcuni esempi.

Uno studio Italiano, coordinato dal CNR di Pisa ha evidenziato negli ultimi trent’anni un notevole aumento della prevalenza di rinite allergica, asma e bronco-pneumopatia cronica. I principali fattori di rischio sono il fumo di sigaretta e l’esposizione lavorativa, ma emerge anche il peso del fattore urbano, sia per le allergopatie sia per le malattie croniche ostruttive.

Nonostante le misure adottate in questo periodo per limitare i danni da inquinamento atmosferico, quindi, lo smog continua a causare molti danni. Come possiamo spiegare questi dati? Non sono serviti a niente i provvedimenti restrittivi adottati negli anni e gli incentivi alle innovazioni eco-friendly? Dobbiamo pensare che i danni alla salute siano un prezzo inevitabile da pagare al benessere o esiste una soluzione?

Cosa può causare lo smog nei bambini (ma non solo)?

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Gli studi sulla funzionalità respiratoria in età pediatrica potrebbero fornire qualche spunto di riflessione. Poiché mi occupo di allergie e malattie respiratorie infantili, seguo molto la letteratura scientifica su questi temi e posso dire che c’è qualche novità interessante.

Uno studio del novembre 2015 su 4880 bambini delle scuole di Londra, ha indagato l’effetto dell’esposizione a lungo termine all’inquinamento ambientale sulla funzionalità respiratoria. Dai dati riscontrati, emerge una relazione lineare tra livelli di biossido di azoto, indicativo anche per le polveri sottili, e riduzione dei parametri di funzionalità respiratoria

Quali sono gli effetti dello smog sulla salute dei bambini?

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Dall’analisi mediante modelli matematici, gli autori hanno quantificato l’aumento di prevalenza di bambini con funzione polmonare alterata in relazione agli aumenti di concentrazione di biossido d’azoto. Questo ha permesso loro di stabilire che l’inquinamento dell’aria è un fattore che determina un aumento di rischio certo per asma. Ancora più interessanti sono i dati riferiti ai bambini che non avevano diagnosi di asma. Anche in questi bambini l’esposizione a lungo termine agli inquinanti è causa di parametri respiratori che si discostano dai teorici per sesso, etnia, età, anche se non sono chiaramente patologici e non causano malattia evidente.

Si può quindi affermare che i bambini esposti per anni agli inquinanti hanno uno sviluppo polmonare inferiore a quello che ci si potrebbe aspettare. Anche se non possiamo ancora esserne sicuri, è probabile che la loro capacità polmonare al raggiungimento dell’età adulta sarà ridotta e che il loro apparato respiratorio sarà più fragile.

Il danno può essere reversibile?

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Un altro studio, pubblicato nel 2015 su una rivista scientifica molto importante, dice che il danno può essere reversibile, almeno in parte. Le buone notizie arrivano dalla California, dove le norme restrittive sul traffico veicolare, introdotte negli ultimi vent’anni, hanno consentito una notevole riduzione dell’inquinamento. Per quindici anni, dal 1994 al 2011 gli autori hanno esaminato tre gruppi di teenagers, fra gli 11 e i 15 anni. I risultati hanno dimostrato che, man mano che l’inquinamento si riduce, tutti i parametri studiati migliorano. Ad esempio, la percentuale di ragazzi con FEV 1 * (aria espirata in un minuto di espirazione forzata) inferiore all’80% dell’atteso a 15 anni era il 7,9% nel gruppo studiato fra il 1994 e il 1998, il 6,3% nel gruppo 1997-2001 e il 3,6% nel gruppo 2007-2011.

Da tutto ciò si evince che non solo si può fare qualcosa per limitare i danni alla salute, ma che è necessario farlo abbastanza rapidamente: servirà a non compromettere la salute degli adulti di domani. Si potrebbe cominciare dai comportamenti individuali, che sono alla portata di tutti: limitare l’uso dell’automobile, tenere in casa una temperatura non superiore ai 20-21° in inverno. Ai governi si dovrebbe chiedere di proseguire con le misure già adottate, incrementarle, aggiungerne altre. Gli investimenti sul miglioramento della qualità dell’aria saranno compensati a lungo termine da una minore spesa sanitaria.