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Pubblicato inSalute

Cosa fare se il bambino fa la pipì a letto

Per i bambini, la pipì a letto è molto spesso fonte di grande ansia e preoccupazioni. Lo stesso vale per i genitori. Ma come intervenire? E soprattutto che comportamenti adottare per mettere a proprio agio il piccolo?

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Un bambino che fa la pipì a letto è spesso motivo di preoccupazioni per i genitori, che molto spesso si trovano impreparati di fronte al problema e incapaci di affrontarlo. In realtà, la pipì a letto è un disturbo molto diffuso che interessa tra il 5 e il 10% dei bambini intorno ai 7 anni.

La dottoressa Giada Angelè, psicologa e psicoterapeuta del Santagostino, risponde alle domande sull’argomento, dissipando le preoccupazioni più diffuse. 

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Cos’è l’enuresi notturna e come si manifesta?

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L’enuresi notturna è un disturbo che porta all’emissione incontrollata e involontaria di urina durante il sonno, in assenza di lesioni dell’apparato urinario.

Questa problematica interessa generalmente i bambini, ma può verificarsi, per svariati motivi, anche in età adulta.

  • Si definisce enuresi primaria quando il bambino non ha mai acquisito il controllo della minzione durante il riposo.
  • Si parla di enuresi secondaria, invece, in presenza di una regressione del bambino che, dopo aver acquisito il controllo della funzione vescicale, diventa enuretico.

A che età è normale che i bambini facciano pipì a letto? Fino a quando?

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Tendenzialmente la pipì a letto si configura come un vero e proprio disturbo a partire dai 5 anni di età, e quando il bambino bagna il letto circa 2 volte a settimana per almeno 3 mesi. 

Il processo di maturazione della continenza urinaria, che rientra nelle tappe dello sviluppo psicomotorio del bambino, avviene per la maggior parte dei bambini attorno ai 3 anni di vita. Pertanto, un bambino che a 3 o 4 anni fa la pipì a letto rientra nella normalità.

Perché i bambini fanno la pipì nel letto? Cause psicologiche

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I motivi per cui un bambino fa la pipì a letto sono molteplici e il ruolo dell’ambiente in cui vive e altri fattori comportamentali sono decisivi. Anche per queste ragioni il comportamento dei genitori e l’accudimento del bambino hanno un impatto positivo sul controllo e sul miglioramento del disturbo.

Per una completa analisi e comprensione del disturbo legato all’enuresi notturna è fondamentale escludere dapprima cause di natura medico-organica, ad esempio legate a un malfunzionamento della vescica, anomalie anatomiche e patologie del sistema nervoso. Una volta escluse cause mediche, si può ipotizzare che il disturbo sia legato ad aspetti psicologici. Nello specifico, alcuni di questi possono essere:

  • Stress emotivi
  • Conflittualità all’interno del sistema familiare
  • Eventi legati a nascite di fratellini/sorelline
  • Lutti recenti o contesti di vita maltrattanti

Tutti questi fattori possono rappresentare elementi di innesco del disturbo. Una comorbidità neuropsichiatrica strettamente associata con l’enuresi notturna è il deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e i disturbi del comportamento in generale. 

Come si diagnostica il disturbo dell’enuresi notturna?

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Dal colloquio col bambino il pediatra può trarre importanti informazioni in merito a:

  • Tipo di enuresi
  • Entità del problema
  • Altre condizioni associate: stipsi, disturbi neuropsichiatrici, infezioni delle vie urinarie e disturbi del sonno.

Con poche domande, lo specialista valuterà la presenza di eventuali segni d’allarme (perdita di peso, nausea, sete eccessiva) che richiedono indagini tempestive. L’esame clinico permette inoltre di escludere disturbi anatomici e problemi neurologici.

Quando preoccuparsi? La pipì a letto può essere la spia di un problema grave?

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La pipì a letto è generalmente una condizione stressante sia per il bambino che per la famiglia. Può avere effetti negativi profondi su benessere, autostima, comportamento, interazioni sociali e vita emozionale dei piccoli pazienti. Il campanello d’allarme rispetto a questo disturbo è connesso al grado di compromissione della vita psico-affettiva, sociale e comportamentale del bambino.

Alcuni studi, ad esempio, evidenziano quanto l’enuresi possa alterare il ritmo sonno-veglia dei bambini che ne soffrono con conseguenze importanti sulla vita sociale e scolastica. Infatti, non è un caso che, sempre secondo i dati, quando il bambino migliora nella sintomatologia, migliora anche il suo rendimento scolastico.

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Cosa fare se il bambino fa la pipì a letto?

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Certamente il bambino che fa pipì a letto non va mai punito o colpevolizzato. Metterlo in imbarazzo davanti ad altre persone può aumentare lo stress psicologico e peggiorare la situazione. Al contrario, rassicurarlo e incoraggiarlo può essere un’ottima strategia per coinvolgerlo nel trattamento.

L’enuresi notturna, infatti, se non supportata da un clima familiare e scolastico favorevole, rischia di causare problemi di bassa autostima, difficoltà di socializzazione, scarso rendimento scolastico e un aumentato rischio di subire bullismo.

Accompagnare il bambino in bagno la sera

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La famiglia può intervenire con alcuni accorgimenti per cercare di evitare, o almeno contenere, il fenomeno. Un’accortezza che risulta fondamentale è quella di accompagnare il bambino in bagno prima di andare a letto, assicurandosi che non faccia la pipì di fretta, non svuotando del tutto la vescica. 

Non farlo bere troppo

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Un altro consiglio è quello di evitare cibi particolarmente salati la sera, che possono portare il bambino a bere una quantità eccessiva di liquidi prima di addormentarsi. Distribuire l’apporto di liquidi correttamente durante il giorno fa sì che il bambino la sera non arrivi assetato e beva troppo proprio a ridosso dell’addormentamento.

Svegliare il bambino durante la notte per fargli fare pipì rappresentava un tempo una pratica fortemente raccomandata. Oggi si consiglia tale pratica solo se effettivamente vantaggiosa. Qualche bambino può trarne giovamento mentre per altre famiglie rischia di diventare un’ulteriore fonte di stress con un notevole peggioramento della qualità del sonno.

Pannolini, traverse e cambio della biancheria

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Spesso si ricorre all’uso del pannolino solo se il bambino è d’accordo, altrimenti si consiglia di usare traversine per proteggere il letto. L’incidente e il conseguente cambio delle lenzuola è spesso più accettato dal bambino rispetto al dover indossare pannoloni che lo mettono in imbarazzo. Costringerlo a indossare il pannolone potrebbe aumentare il suo disagio e lo stress emotivo. Coinvolgerlo nel cambio biancheria, invece, potrebbe aiutarlo ad affrontare al meglio l’incidente.

È sempre di fondamentale importanza stabilire un dialogo con il proprio bambino e, nel caso, condividere la propria esperienza passata magari simile a quella del proprio figlio. Il bambino deve essere consapevole che tale problema ha una soluzione, e si risolve con il passare del tempo.

Diario minzionale e terapia psicodinamica

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Alcuni specialisti consigliano l’utilizzo di un diario minzionale in cui i genitori possono annotare gli orari delle minzioni, i volumi di urine (in particolare di quelle notturne), la quantità di liquidi assunti durante la giornata, la coesistenza di altri disturbi della minzione durante la giornata. È possibile anche segnare su un calendario le notti “asciutte” e quelle “bagnate”, aggiungendo degli adesivi che aiutano a sdrammatizzare la situazione. È importante che il bambino si senta compreso e rassicurato. 

Certamente, una comprensione psicodinamica del problema dal punto di vista psicologico può essere funzionale a orientare la famiglia sulle cause emotive di tale disturbo. Pertanto, un consulto con uno psicologo può aiutare genitori e bambino ad affrontare il problema, allo scopo di garantire un maggior benessere psicologico al piccolo e, di riflesso, all’interno del sistema familiare in cui vive.